Negli ultimi anni si sono create vere e proprie tifoserie per l’una o per l’altra parte, spesso senza considerare le caratteristiche tipiche dei processi produttivi fino ad addirittura considerare gli alimenti industriali come prodotti universalmente di pessima qualità se non addirittura nocivi.
L’alimento secco più diffuso è senza dubbio la crocchetta estrusa, i produttori sono numerosi e le formule offerte al consumatore finale innumerevoli per fasce di prezzo, laddove invece, i “pressati a freddo”, occupano una piccolissima parte di mercato.
Chiariamo subito un concetto: l'essere pressato a freddo, ovvero a temperature sotto i 100 gradi centigradi, riguarda solo il prodotto finale, nella sua penultima fase di lavorazione, quella che conferisce al prodotto la forma con la quale verrà commercializzato. I singoli ingredienti, o la miscela, DEVONO comunque essere cotti almeno a 90 gradi "al loro interno" (Reg.142/2011).
Fatta questa necessaria parentesi tratteremo ben più sinteticamente le altre fasi produttive che, come già accennato, sono sovrapponibili nelle due tipologie di prodotto.
Che sia estruso o pellets, un alimento secco di qualità prevede l’utilizzo di materie prime certificate delle quali si conoscono sempre origine e provenienza e per le quali si è in possesso di una completa tracciabilità che faccia risalire al fornitore, alla partita, alla data di consegna e al quantitativo acquistato. Ogni stabilimento, in più, deve essere fornito di un proprio laboratorio interno che ne verifichi l’attendibilità ed effettui campionature sui lotti di produzione a cadenze note in modo da poter ottenere un prodotto che sia conforme a quello prestabilito sia dal punto di vista qualitativo che normativo.