E' quantomeno improbabile, per non dire impossibile che un cane o un gatto sia allergico un po' a tutto così come non può essere allergico alla carne o al pesce in generale. Sia le allergie che le intolleranze, più generalmente le reazioni avverse al cibo (RAC) sono sempre dirette verso molecole ben precise. E' vero che un soggetto può avere ipersensibilità multiple, ma che sia ipersensibile a tutto, all'atto pratico è poco realistico. Si tratta verosimilmente di una conclusione errata.
Intolleranza alimentare e allergia alimentare sono due fenomeni profondamente diversi. Si parla di allergia quando è chiamato in causa il sistema immunitario che reagisce nei confronti di alcune sostanze che ritiene, erroneamente, dannose per l’organismo. Affinché si abbia l’attivazione del sistema immunitario, la condizione necessaria è che la molecola incriminata (allergene) sia una proteina o quantomeno di natura proteica. Questo è il caso tipico delle allergie a certi carni o certi pesci in cui il sistema immunitario dell'animale è come se riconoscesse dannose le proteine animali in questione creando tutta una serie di problemi abbastanza tipici. Anche una piccolissima quantità di allergene può innescare la sintomatologia allergica che non è quindi dipendente dalla quantità dell’allergene.
L’intolleranza, invece, non è provocata dal sistema immunitario ma le reazioni che si scatenano sono prevalentemente di tipo metabolico e coinvolgono maggiormente, a volte esclusivamente, l’apparato digerente. Queste possono dipendere da carenza di un enzima (intolleranze enzimatiche, come avviene ad esempio nel caso del lattosio) o per una reazione diretta di certe sostanze (intolleranze farmacologiche, come quelle di certi additivi chimici o a seguito di ingestione di cibi ricchi di istamina o molecole simili). Le intolleranze alimentari, a differenza delle allergie, sono dose-dipendenti, ovvero c’è una quantità di alimento limite, del tutto soggettiva, oltre la quale si ha lo sviluppo della sintomatologia ma sotto la quale il cane o il gatto non mostrano minimamente segni di essere soggetti intolleranti. Questo può tornare utile, ad esempio, se parliamo di cereali, glutine o fonti di amido in generale, spesso infatti può non essere necessario addentrarsi nel percorso delle diete da privazione ma riusciamo ad ottenere ottimi risultati semplicemente diminuendo l’apporto dell’ingrediente incriminato che risulta sempre eccessivamente rappresentato negli alimenti di bassa qualità. Aumentando la qualità dell’alimento che destiniamo ai nostri amici poi, sgombriamo il campo anche da altre variabili implicate nell’insorgenza di RAC come i residui farmacologici nelle carni, certi additivi nutrizionali, coloranti e conservanti non naturali: tutti fattori che, oltre a non indicare particolare qualità dell’alimento, possono portare problemi specialmente se consumati nel lungo periodo.